Tenshi no tamago - Uovo d'angelo
Una bambina sopravvive in una città spenta, quasi ottocentesca, e si prende cura di un uovo. Si palesa un ragazzo, probabilmente un soldato come si capisce dalla divisa e dal suo fucile a forma di croce cristiana. Manifesta subito interesse nell’uovo. Ma la bambina, inizialmente reticente, non dice nulla sul suo contenuto. Ma lei stessa è attratta dal soldato, sente che può proteggerla, che potrebbe dargli fiducia. Percorrendo le strade della città, la bambina perde piano piano la sua diffidenza, sino a dare al soldato molti indizi sul contenuto dell'uovo. Qui il soldato, che non ricorda quasi più nulla sul suo passato e quel poco che ricorda, crede, ormai, sia un sogno, prenderà una decisione che cambierà tutto.
È un'opera ermetica, costruita sul significante. Narrativa al minimo: essenzialmente è il citare di brani della Genesi. L'aspetto religioso è eloquente e ribalta quanto racconta la Bibbia sugli eventi successivi al diluvio universale. Ma ogni immagine, ogni sequenza, ogni elemento, si smarca dalle nostre conoscenze religiose e non è da leggere nella sua visione superficiale.
Richiede invece uno o più sforzi interpretativi che, a mio parere, potrebbero non essere tutti voluti neanche dall'autore stesso per quanto è palese sin dalla scena iniziale che ogni elemento visivo non si ferma al come appare.
A mio parere (attenzione spoiler):
- la bambina come vita e fede incrollabile
- l'uovo come creazione, divinità e fede da curare
- l'Occhio come IL dio indifferente, tecnologico, freddo ma di fattezze umane, probabilmente causa del mondo in rovina
- i cacciatori/pescatori come gli uomini che, ciecamente, rincorrono i pesci (divinità? fede stessa?)
- la città stessa apparirà alla fine come l'Arca di Noè rovesciata
- il miracolo della bambina distrutta dal dolore che nell'acqua si tramuterà in donna e genererà tante uova, come se la fede poggiasse la sua rinascita e la sua forza, sulla sua morte
Visivamente è affascinante. Da bocca aperta. La sua lettura è molto, molto interessante. Da rivedere.
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